ANCHE I DELFINI SOFFRONO DI ALZHEIMER

In alcuni esemplari di delfini, in seguito a svariati episodi di spiaggiamento, sono state identificate lesioni encefaliche simili a quelle presenti nel cervello delle persone affetti da Alzheimer.

APPROFONDIMENTO
Francesca Danila Toscano
ANCHE I DELFINI SOFFRONO DI ALZHEIMER

In alcuni esemplari di delfini, in seguito a svariati episodi di spiaggiamento, sono state identificate lesioni encefaliche simili a quelle presenti nel cervello delle persone affetti da Alzheimer.

Sono noti per essere gli animali più intelligenti al mondo, con capacità cognitive simili a quelle dell’uomo e purtroppo proprio come gli esseri umani, anche i delfini possono andare incontro a malattie degenerative del cervello come l’Alzheimer, ciò potrebbe spiegare i fenomeni sempre crescenti di spiaggiamenti di questi cetacei che, soffrendo di smarrimento e demenza, perdono totalmente la loro rotta.

Lo studio, nel quale è stato osservato il comportamento di questi animali, è stato effettuato dalle Università di St. Andrews a Edimburgo e dal Moredun Research Institute in Scozia ed è stato pubblicato sull’European Journal of Neuroscience.

Ad oggi, non sono ancora ben chiari i motivi per i quali i delfini contraggono questo disturbo. Ma sicuramente i sintomi sono parte della causa dei frequenti spiaggiamenti, poiché nel momento in cui i cetacei invecchiano anche le loro capacità di vascolarizzazione si indeboliscono, facendo aumentare le demenze e i deficit cognitivi.

 

Dalle ipotesi alle evidenze

Per appurare la loro teoria, i biologi e i neuroscienziati delle università scozzesi hanno completato una indagine istologica sui cervelli di 22 odontoceti incagliati nel corso dell’ultimo decennio. Tra quelli che hanno riportato i marcatori c’è un delfino dal becco bianco, un tursiope e un pilota con pinne lunghe.

“I loro cervelli sono stati esaminati mediante immunoistochimica per studiare la presenza o l’assenza di caratteristiche neuropatologiche dell’Alzheimer come placche di amiloide-beta, accumulo di fosforo-tau e gliosi. L’immunoistochimica ha rivelato che tutti gli animali anziani hanno accumulato la patologia della placca amiloide (il sintomo classico dell’Alzheimer negli esseri umani, N.d.R.) mentre in tre animali di tre diverse specie di odontoceti, si è verificata la compresenza di placche amiloidee, l’accumulo intraneuronale di proteine tau iperfosforilate, di fili del neuropilo e di placche neuritiche nelle cellule nervose degli animali”, evidenziano gli studiosi nel loro articolo.

La proteina tau ha la caratteristica di attorcigliarsi all’interno dei neuroni e se mutata provoca anche un’accelerazione dell’accumulo di cellule gliali che producono l’infiammazione del cervello.

“La presenza simultanea di placche di amiloide-beta e di proteine tau mostra che queste tre specie sviluppano spontaneamente una neuropatologia simile all’AD”, hanno specificato gli scienziati.

Mark Dalgleish, ricercatore dell’Università di Glasgow, ha dichiarato che: “Questi sono risultati significativi che mostrano per la prima volta come la malattia cerebrale negli odontoceti spiaggiati è simile a quella che colpisce il cervello delle persone affette da Alzheimer. Mentre è allettante in questa fase ipotizzare che la presenza di queste lesioni cerebrali negli odontoceti indichi che anche loro soffrano dei deficit cognitivi associati all’Alzheimer umano, sono necessarie molte nuove ricerche per capire meglio cosa sta succedendo a questi animali”.

 

Il leader malato

Fino ad oggi sono stati rilevati solo dei tipi di demenza in altri animali, la malattia di Alzheimer invece, non era mai stata trovata in natura in specie differenti dall’uomo.

I delfini, dunque, sono le prime vittime non umane di questa patologia del regno animale. Inoltre, tramite la “teoria del leader malato” si spiegherebbero i numerosi casi di spiaggiamento dei cetacei. Secondo questa teoria, gli incidenti che coinvolgono spesso i folti gruppi familiari di cetacei scaturiscono dalla malattia del soggetto più anziano che ha il compito di guidare l’intera comunità in mezzo alle correnti oceaniche, ma la cui malattia può condurre a un disastro.

Se il capofamiglia è affetto dalla patologia, può condannare il gruppo a perdersi negli oceani e correre il rischio di far finire tutti in acque troppo basse, trappole letali per i grossi mammiferi marini.

Dunque, la senilità è un ulteriore problema che si aggiunge alla lunga lista delle questioni negative già esistenti per questi animali.