L’isola dello Zibibbo protegge e valorizza i suoi tesori
In provincia di Trapani, a 110 km dalla Sicilia e a 70 km da Tunisi, Pantelleria è la “perla nera” dell’Adriatico, per le sue rocce laviche lambite dall’azzurrissimo mare. Nel Neolitico qui arrivarono i Sesioti dalla Tunisia, (attratti dalla durissima ossidiana, la roccia usata per fabbricare armi), poi fu tutto un via vai di genti, compreso Ulisse, infatti l’isola viene identificata con Ogigia, la dimora della ninfa Calipso. Durante la Seconda Guerra Mondiale i bombardamenti del ’43 distrussero gran parte del centro urbano, poi riedificato.
Mare e terme
Pantelleria è ricca di calette, accessibili come la centrale Bue Marino o in fondo a una strada impervia come la Balata dei Turchi. Ma è in barca che si arriva ai punti più suggestivi per bagni o diving: a Cala Gadir, villaggio noto per le vasche di acqua termale, ci sono due relitti sui fondali. Cala Tramontana e la vicina cala Levante sono perfette per bagni, snorkelling e diving, e vicino c’è uno dei punti più fotografati, l’Arco dell’ Elefante, la grande roccia che sembra un elefante con la proboscide in mare. Scooter e auto sono i mezzi migliori per scoprire l’interno dell’isola, e ci sono percorsi trekking nel Parco Nazionale. Imperdibili sono il Lago di Venere, nel cratere spento di un vulcano con sorgenti termali sulfuree, e il faro di Punta Spadillo, nel tratto di costa nord-orientale dell’isola. Sportandoci all’interno, Piana della Ghirlanda e Piana del Barone permettono di conoscere l’agricoltura pantesca, coi muretti a secco e i vigneti, gli uliveti, le piantagioni di capperi, di origano, di pomodori. Se ci si sposta sulla costa sud-occidentale si arriva a Cala Sataria famosa per le sorgenti di acqua termale: nella grotta la leggenda vuole che Ulisse incontrò Calipso. Vicina c’è la contrada di Scauri, nota per la sua movida estiva, dove si fanno stupendi bagni in mare, snorkelling, e una sauna naturale nella vicina grotta di Benikulà.
Il vip c’è ma non si vede
Semplici cancelli di legno nascondono l’ingresso delle ville dei vip: il più amato dai pantesi è Armani per la sua generosità, ad esempio ha donato importanti apparecchiature mediche all’ospedale. Hanno villa o damuso il Mestro Riccardo Muti, Carol Bouquet che produce vino, il calciatore Marco Tardelli, il giornalista Italo Cucci e tanti altri.
Giardini, dammusi e muretti
Pantelleria è famosa per i dammusi (dal siciliano “dammusu”, “volta”) edifici in pietra di origine araba: di forma cubica, con porte ad arco e piccole finestre, hanno il tetto a cupola per raccogliere l’acqua piovana. Unici sono anche i giardini panteschi, alte strutture circolari di pietra lavica fatte per proteggere dal vento una sola pianta di agrumi, da secoli fonte di vitamine preziose soprattutto per i marinai. Caratteristici sono anche i muretti di pietra lavica, che delimitano le proprietà, contengono il terreno e proteggono dal vento le coltivazioni non solo di viti ma anche di ulivi, anch’essi tenuti bassi con una tecnica antica di secoli. Dove il terreno è più roccioso è zona di capperi, che condividono la meritata fama di re della cucina pantesca con i pomodori e le tipiche zucchine tonde.
Zibibbo è Pantelleria
Lo Zibibbo, o Moscato di Alessandria, è stato oggetto di un convegno a Pantelleria dal 3 al 5 maggio 2023, voluto dal sindaco Vincenzo Campo con la collaborazione di Giampietro Comolli, uno dei più grandi esperti italiani di consorzi e vini. Oltre 30 gli interventi per difendere lo Zibibbo, vite da sempre coltivata dai vignaioli panteschi con fatica. Però oggi il nome Zibibbo figura come vitigno o sinonimo di Moscato nell’etichetta della Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane ma non nella Doc Pantelleria. Questo genera confusione nel consumatore: alcune modifiche nei disciplinari, della Doc Pantelleria e della Doc Sicilia, fra il 2015 e il 2019 hanno consentito di indicare nell’etichetta dei vini Doc Sicilia la parola “Zibibbo” anche se questo c’è solo in piccola quantità, e se non proviene dalla Doc “Pantelleria”. Oggi lo zibibbo può essere coltivato anche fuori Pantelleria, e nasce confusione fra vino passito e passito liquoroso coltivato anche in serra e con tecniche diverse e meno impegnative, e il “passito naturale” prodotto dai panteschi che coltivano tradizionalmente la vite ad alberello. Tra le tante proposte, la più significativa è quella di lavorare ad una Docg Pantelleria Zibibbo, che comprenda l’intera produzione dell’isola, una sola tipologia con una bottiglia e un’etichetta uniche. Come sottolinea il sindaco Campo, ci sono 52 milioni disponibili coi band del PNRR: ora sta ai viticoltori e ai piccoli imbottigliatori panteschi condividere un unico progetto. Favorevoli sono gli amici di quest’isola, ma anche chi si è offerto di fare una ricerca e sperimentazione di ceppi di zibibbo antico con piede franco, chi di lavorare ad una zonazione innovativa, e chi di attivarsi per una Strada del Vino che interesserà molto ai turisti.
Gli indirizzi del gusto
Il vino. Per lo Zibibbo tradizionale: Cantina Minardi (www.vinimnianrdi.it); Cantina D’Ancona (www.danconavini.it); Cantina Ferreri Caterina (tel. 3394002915 o 3317517706).
La birra: Birrificio artigianale La Pantesca, fiore all’occhiello è la Zibirra (www.lapanteska.it).
Olio, capperi e anche miele. Per olio extravergine di oliva, confetture, salse e paté con capperi e con pomodori essicati, azienda agricola Sapori di Pantelleria (www.saporidipantelleria.it). Kazzen oro di Pantelleria dal 2004 produce zibibbo e capperi. L’azienda agricola Denny Almanza produce capperi, origano, uva di zibibbo ma soprattutto miele, grazie all’impegno di Denny, giovane e unico apicoltore. (+39 3668253519). Olio, capperi, origano, paté e pesti, marmellate sono il vanto dell’azienda agricola Konza Kiffi (www.konzakiffi.com). Salvatore Ferrandes coltiva prodotti bio come capperi, uva passa e Passito di Pantelleria (www.ferrandes.com). Questi produttori sono riuniti in Pantelleria Enoica, l’associazione nata per trasmettete le tradizioni e i valori più autentici della terra pantesca.