Fuori piove, è autunno. Roger esce con la zia: nella notte, avvolto in una coperta. Sulla spiaggia non c’è luce, esplodono le onde dell’oceano. Folate di schiuma atlantica arrivano addosso. Ma il bambino non ha paura. La risata di gioia pura è unisona: Roger e Rachel insieme!
Un’esperienza strana, Roger aveva un anno e otto mesi. Quale zia porterebbe un bambino così piccolo per le coste tempestose del Maine, di notte e sotto la pioggia? Senza dubbio, una donna straordinaria: Rachel Carson.
Scrittrice e biologa, Carson è famosa soprattutto grazie al suo libro-denuncia, Primavera silenziosa, con il quale diede davvero una buona spinta alla nostra epoca. A quelle pagine dobbiamo la prima consapevolezza riguardo i pericoli dell’agroindustria e i primi passi del movimento ambientalista, fino alla messa fuori legge del Ddt. Quest’anno, ricorre il sessantesimo anniversario: proprio di quella Primavera (1962-2022).
Il momento adatto per scoprire un piccolo gioiello argentato, edito in Italia solo di recente: Brevi lezioni di meraviglia (Aboca, 2020). Quarantotto pagine leggere, quasi poesia in prosa, per seguire i primi anni di Roger e Rachel.
Lontano da inchieste o lezioni di biologia. Perché la Carson accompagnò il nipote attraverso prati, spiagge e boschi, sotto il sole o la luna, senza riguardi per il tempo atmosferico: desiderava trasmettere quel che tanti anni prima, aveva ricevuto dalla madre, il senso di meraviglia.
Notturni granchi fantasma in attesa, abeti profumati, clintonia dalle intense bacche blu, il tappeto soffice dei licheni, nella musica tenue degli insetti, senza il dovere di insegnare i nomi, manifestando soltanto il piacere di essere lì, come in compagnia di un adulto. Alla scoperta.
“Se avessi un qualche influsso sulla fata buona che veglia sul battesimo di tutti i piccoli, chiederei che il suo dono per ogni bimbo del mondo fosse un senso di meraviglia così indistruttibile da durare tutta la vita, come antidoto infallibile contro la noia e il disincanto degli anni futuri, la sterile preoccupazione per cose che sono artificiali, l’alienazione dalle sorgenti della nostra forza. Se vogliamo che un bambino mantenga vivo questo innato senso di meraviglia – senza aspettarci un dono dalle fate – sarà necessaria la compagnia di almeno un adulto che possa condividerlo e riscoprire assieme a lui la gioia, l’eccitazione e il mistero del mondo in cui viviamo” (Rachel Carson, Brevi lezioni di meraviglia).
Vale la pena di bagnare i vestiti, perdere qualche ora di sonno, perfino di sporcare il tappeto. Perché nella prima infanzia “sentire” è più importante di “conoscere”. Nozioni e capacità cresceranno più avanti, sul terreno emotivo accuratamente preparato.
Senso di bellezza, curiosità, eccitazione, compassione permetteranno di agire, motivati e forti, nell’età matura e di meravigliarci per tutta una vita, mai sola, mai stanca. Nonostante le sventure.
In questo modo, le lezioni di meraviglia valgono per ogni età, con tutti e cinque i sensi, con una lente d’ingrandimento o con gli occhi al cielo. Per l’amica che accompagnò la Carson sul promontorio della baia, in una notte senza luna; sdraiate nello scorrere della Via Lattea, attraverso le costellazioni. Mentre, ogni tanto, una meteora cadeva. Se quella notte fosse ricorsa una volta ogni cento anni, tutti l’avrebbero ammirata. Ma invece si mostra spesso, e qualche uomo della baia non guarda mai.
“Quale è il valore di preservare e rafforzare questo senso di stupore e meraviglia, la consapevolezza di qualcosa che va al di là dei confini dell’esistenza umana? Esplorare il mondo naturale è solo uno dei tanti modi di trascorrere le ore felici dell’infanzia o c’è qualcosa di più profondo?” (Rachel Carson, Brevi lezioni di meraviglia).
Secondo Rachel Carson, il profondo c’è. Anche leggere può aiutare a cercarlo, nelle sue parole: volte al “sentire”.