È il 3 agosto 1492 e naviga una caravella: terra in vista. Una cultura sta per riversarsi sul resto del mondo: militari, missionari, mercanti, genocidi e globalizzazione. Quale continente ha gonfiato la vela? Domanda banale, meglio complicarla. Occorre rispondere nell’11.000 avanti Cristo, quando l’Olocene subentra al Pleistocene e un clima stabile, temperato, all’ultima glaciazione. In Africa gli uomini vivono da più tempo, un vantaggio incolmabile. L’America è di popolamento recente, dall’Alaska alla Patagonia in 1000 anni, grande intraprendenza. L’Eurasia è antica per l’uomo e immensa. L’Oceania è povera e isolata ma ha iniziato a navigare 30.000 anni prima del Mediterraneo. Una scelta difficile. Jared Diamond, ha incontrato l’interrogativo su una spiaggia della Nuova Guinea; ha applicato storia, geografia, biologia, ecologia, genetica e ha vinto il premio Pulitzer per la saggistica: con la lunga storia di Armi, acciaio e malattie (Einaudi, 1998), dedicato all’influenza dell’ambiente sulle vicende umane. La caravella di Cristoforo Colombo portava con sé la tecnologia formidabile di uno stato moderno, in grado di organizzare milioni di uomini e mantenere eserciti potenti, in ragione di eredità profonde.
Agricoltura
L’Olocene determinò un clima favorevole ai cereali. Senza dubbio l’agricoltura fu scoperta nella Mezzaluna Fertile del Medio Oriente (8.500ac), in Cina (almeno 7.500ac), negli Stati Uniti orientali (2.500ac) e in Mesoamerica (almeno 3.500ac). Mentre resta dubbio se nel Sahel, nell’Africa Occidentale, in Etiopia, Nuova Guinea, Ande e Amazzonia, i primi coltivatori impararono dai vicini o iniziarono per conto proprio. Il confronto tra le datazioni mostra come l’agricoltura dell’Eurasia sia cominciata con millenni di vantaggio, nonché con le piante più nutrienti e facili da conservare. Poi, i modi della diffusione variarono. Gli egizi appresero presto (6000ac), coltivando soprattutto specie mediorientali per domesticare in loco cuffa e sicomoro. I cacciatori-raccoglitori di Indonesia e Filippine invece furono invasi e sostituiti dai primi contadini della Cina meridionale. Verso l’Europa viaggiarono tecniche o uomini, a seconda delle regioni. Con la somiglianza tra gli scheletri dei due gruppi a complicare la ricerca.
Certo l’agricoltura permise densità demografiche maggiori, stanzialità, divisione del lavoro, stratificazione sociale, città, scrittura. Inclinò verso stato, armi, acciaio e tecnologie. Tendenzialmente i cacciatori-raccoglitori nomadi allevano un figlio ogni quattro anni, i contadini uno ogni due. Così, “nonostante” i loro resti raccontino di meno cibo, più fatica e malattie, i contadini lentamente prevalsero quasi ovunque. L’isolamento protesse alcuni popoli, come gli aborigeni australiani che poterono permettersi di continuare a cacciare, raccogliere e forse vivere più sereni fino al XVII secolo. Certo l’Australia non era adatta all’agricoltura equatoriale delle isole vicine.
Allevamento
L’allevamento si accompagnò all’agricoltura; 11.000 anni fa, i mammiferi selvatici grandi, grossi, in grado di trascinare carri e aratri, scorrazzavano soprattutto in Eurasia e nella Mezzaluna Fertile. I principali discendenti, pecora (8.000ac), capra (8.000ac), bue(6.000ac), maiale (8.000ac), cavallo (4.000ac) vengono allevati ancora oggi, in tutto il mondo. Il Sud America convinse tardi lama e alpaca (3500ac). In Africa subsahariana nessun grande mammifero fu domesticato e occorsero le specie mediorientali. Lo stesso in Australia, e in Nord America. La maggior parte degli animali è troppo aggressiva, paurosa, difficile da riprodurre in cattività. Domesticazioni significativa mancano dal 2500ac, nonostante genetica e agronomia moderne.
Tra le rare doti, quella di vivere in branchi numerosi, gerarchici e socialmente organizzati è fondamentale ma ebbe un esito imprevedibile. I cacciatori-raccoglitori vivevano in piccoli gruppi, i contadini in grandi insediamenti, promiscui con gli animali. Le peggiori malattie infettive necessitano di alte densità demografiche. Vaiolo, influenza, tubercolosi, malaria, peste, morbillo ma non solo, riuscirono nel salto di specie. I popoli che addomesticarono più animali convissero con le malattie e svilupparono alti gradi di resistenza.
Ambiente
La diffusione di animali e vegetali domesticabili fu terribilmente iniqua. Inoltre, l’Eurasia è un continente che si estende da Est a Ovest, assai più che da Nord a Sud. E proprio l’asse continentale – Est-Ovest – assicurò il vantaggio decisivo. Tale orientamento permette una fascia climatica piuttosto omogenea, lungo la quale scambiarsi piante e animali, dall’Europa fino alla Cina e al Giappone. Tecnologie come la polvere da sparo, l’innesto, malattie come la peste, cereali e alberi da frutto viaggiarono in entrambi i sensi. In Africa invece, l’asse geografico Nord-Sud impone escursioni forti. La grande foresta impedì alle coltivazioni mediorientali di giungere nel Sud, dove avrebbero prosperato. Mentre le piante equatoriali non potevano abbandonare le zone umide. I bovini avanzarono piano, e la ceramica raggiunse il Capo di Buona Speranza soltanto nel I secolo della nostra era. L’America è un continente diviso in due: deserto messicano, strozzatura di Panama, foreste tropicali. La ruota del Mesoamerica e il lama delle Ande non si incontrarono mai. Il mais raggiunse gli Stati Uniti addirittura nel 200dC, rimanendo in ombra fino al X secolo, quando riuscì ad adattarsi al nuovo clima. Solo allora, sorse la civiltà indiana del Mississipi.
La genetica conferma tante difficoltà. In Eurasia le piante domesticate non conoscono varianti, facile prendere i semi dei vicini. In America, comunità di agricoltori, distanti anche poche centinaia di chilometri ma in asse Nord-Sud, dovettero perdere tempo a domesticare ognuna la propria variante di cotone, peperoncino o tabacco. Ciò rallentò lo sviluppo; tanto più che i cerali mediorientali sono molto simili alla variante selvatica, mentre la prima minuscola pannocchia di mais ebbe a farsi pregare molto perché allungasse.
Quanto alle malattie, il vantaggio è semplice. Anche involontariamente, le caravelle contagiarono i nemici e li sterminarono. Gli abitanti degli altri continenti non possedevano buoni gradi di resistenza verso mali nuovi. Nel 1520, il vaiolo colpì gli aztechi, uccidendone in breve tempo circa la metà. In due secoli, la popolazione di tutti i nativi americani fu ridotta del 95%. Ma anche Africa meridionale, Oceania, Pacifico subirono la disgrazia. Nelle isole Figi, il morbillo sterminò un quarto degli abitanti. Gli Hawaiani passarono dal mezzo milione del 1779, agli 84.000 del 1853.
In definitiva, le inclinazioni ambientali dell’Eurasia permisero ai suoi popoli di accumulare un’esperienza formidabile in fatto di agricoltura, malattie, organizzazione statale, tecnica ed armi. Gli europei avevano un vantaggio di millenni rispetto ai popoli che aggredivano. Davvero, lo studio dell’influenza ambientale contrasta con forza le teorie razziste. Non ci sono razze favorite ma continenti favorevoli.
Caravelle cinesi?
La caravella del 1492 stava per provocare il più esteso mutamento etnico degli ultimi 13.000 anni, a danno, in molti casi, di agricoltori in erba o cacciatori-raccoglitori, come tante volte era accaduto. Ma perché la caravella fu europea e non cinese? All’inizio del XV secolo, i cinesi padroneggiavano una tecnologia superiore. La Nina, la Pinta e la Santa Maria avrebbero sfigurato accanto alle navi del Celeste Impero; solite navigare verso l’Africa con decine di migliaia di uomini. Finché a corte, prevalse la fazione isolazionista che chiuse i cantieri e proibì la navigazione oceanica. L’unità politica permise una scelta simile. L’Europa invece era divisa. Colombo girò tra i governanti, ottenendo molti rifiuti, fino a incontrare il re di Spagna. La natura ha influito anche su questo. La Cina non conosce forti barriere fino all’altopiano del Tibet, fondamentalmente è unita dal 221aC. L’Europa attraversa una geografia frastagliata: grandi isole, penisole, catene montuose che favorirono una pluralità politica in competizione esasperata. Impossibile smettere di navigare e regnare a lungo. Meglio collegamenti buoni ma non troppo facili.
Altre prospettive – aggiungiamo – hanno sottolineano con ragione decisive specificità culturali dell’Europa, Cristianesimo, Illuminismo, Liberalismo, Capitalismo, Volontà di Potenza. E lo stesso Diamond evita il determinismo geografico. Ciò nonostante, l’ambiente ha ottime ragioni. Perfino oggi che alcune costrizioni naturali paiono superate, la riscossa di amerindi, africani o aborigeni dell’Australia pare improbabile. La sfida per il dominio globale riguarda popoli cui la geoecologia ha donato un’esperienza lunga: di agricoltura e stato.