IL MARE DI SARDEGNA ACCOGLIE NUOVAMENTE LA FOCA MONACA

La foca monaca abita nella Sardegna nord. Il suo nome dal colore del mantello dei monaci.

AMBIENTE
Maurizio Orrù
IL MARE DI SARDEGNA ACCOGLIE NUOVAMENTE LA FOCA MONACA

La foca monaca abita nella Sardegna nord. Il suo nome dal colore del mantello dei monaci.

Oggigiorno i repentini cambiamenti climatici contribuiscono a creare danni, sconvolgendo le specie animali e vegetali, con micidiali contraccolpi alla vita dell’uomo.

La rivista “Scientific Report” ha pubblicato alcuni giorni orsono, uno studio specifico nel quale si evidenzia che la FOCA MONACA è presente nel mare della Sardegna, dopo anni di assenza.

Il report è stato pubblicato da un gruppo di ricercatori dell’Università della Bicocca di Milano, che hanno individuato sei “hot spot” dove la foca monaca soggiorna: La Sardegna nord orientale (in particolare l’isola di Caprera), l’Alto Adriatico, il mare di Salento, alcune isole minori siciliane, l’Arcipelago delle Baleari e del Golfo di Taranto.

La foca monaca è un pinnipede considerato una delle 100 specie di mammiferi più minacciate al mondo. Oggigiorno, secondo dati attendibili, esistono all’incirca meno di 500 esemplari in tutto il mondo. Questo mammifero è stata avvistato è segnalata tre volte in Sardegna dal 2007 nel Golfo di Orosei.

La foca del Mediterraneo, deriva il suo nome dal colore del mantello, simile al colore del saio dei monaci. Essa dopo 11 mesi di gestazione partorisce un unico cucciolo, in una grotta riparata. Il piccolo viene allattato per circa quattro mesi e dopo lo svezzamento entra trionfalmente in mare.

La ricerca universitaria milanese nasce da un particolare progetto denominato “Spot the Monk” (Trova la foca) iniziato nel 2020 in collaborazione con il Gruppo Foca Monaca Aps  e con il supporto di nove tra associazioni ed enti di ricerca.

Lo studio è stato condotto attraverso un metodo innovativo, ovvero un particolare sistema di rilevamento non invasivo, basato sulla ricerca del DNA ambientale utilizzando campioni di acqua di mare. “La ricerca- affermano i team leader della ricerca – Elena Valsecchi ed Emanuela Coppola – ha fornito una nuova visione della distribuzione territoriale della foca monaca, individuando alcune aree di grande interesse dove saranno concentrate da subito le attività di monitoraggio dei prossimi anni”.  E’ importante – aggiungono Coppola e Valsecchi – che questi monitoraggi siano svolti in modo omogeneo e scientificamente certificato. Solo così potremo avere dati confrontabili che consentiranno di seguire nei prossimi anni il tanto sperato ritorno della specie nel Mediterraneo centrale”. Purtroppo questo docile e mansueto mammifero è stato oggetto di ostilità da parte dei pescatori, che attribuiscono alla foca monaca lo scarso e deludente pescato.

Oggigiorno Il Mediterraneo devastato da un pericoloso inquinamento marino aggravato anche dalla presenza della plastica, fattori che rappresentano motivi scatenanti che minano la sopravvivenza del nostro pinnipede.  Speriamo in tempi migliori.