Il dottore che lavorava nell’area di accoglienza del pronto soccorso volse lo sguardo verso di me e salutandomi mi indicò una paziente: «Dice di non sentire le gambe e di non riuscire più a muoverle». Mi avvicinai a Eleonora, vidi che era molto giovane e molto bella. I suoi occhi neri erano luminosi e bagnati dalle lacrime.
«Come sta?» domandai. Lei piangendo rispose che non riusciva più a camminare.
«Provi ad alzare prima la gamba destra e poi la sinistra.»
«Inutile» disse. «Non ci riesco».
Vicino a Eleonora due vecchi stavano conversando distesi nelle loro barelle. «Povera ragazza, così disgraziata» disse uno di loro. L’altro annuì con il capo: era pallido e stanco, con la barba di diversi giorni. Inizialmente sembrava disinteressato alla ragazza poi le parlò con dolcezza. Eleonora guardò gli occhi azzurri del vecchio con la barba e gli confidò di aver avuto uno strano sogno prima del ricovero in ospedale.
«Se le va me lo racconti» disse il vecchio.
«Mi promette che non mi giudicherà?»
«Certo» disse lui. «Quando si riesce a parlare di qualcosa poi si sta meglio, fa bene all’anima».
Eleonora cominciò il suo racconto: «Camminavo insieme al mio cane in campagna. Il tempo era brutto e minacciava un temporale. Quando iniziò a piovere, cercando un riparo, attraversai un grosso portone di una chiesa e mi ritrovai poi circondata da preti e cardinali. Mi dissero che il mio cane non poteva entrare. Mi rattristai molto ma lo lasciai andare. Poi una suora mi legò al polso destro un palloncino rosso. Fuori della chiesa mi aspettava un pullman con tante altre persone giovani vestite di nero. Ricordo che sono scivolata mentre salivo sopra questo mezzo cadendo per terra e picchiando la schiena. Ho avvertito subito un dolore forte alla regione lombare e mi sono accorta che non muovevo più le gambe. Nella caduta il palloncino rosso si liberò dal mio polso, non feci in tempo ad afferrare il filo e il palloncino continuò a salire in cielo fino a scomparire».
Il vecchio la guardò con tenerezza e le disse: «Io sono un poeta e mi intendo di sogni, il cane è segno di fedeltà e amicizia. Probabilmente lei ha pensato di non essere più fedele a un suo pensiero o qualcuno lo ha creduto al posto suo… e poi il palloncino… la libertà, liberarsi di un peso, ma soprattutto significa che i suoi sentimenti sono molto variabili».
Eleonora lo guardò incuriosita ma soprattutto incredula. Quell’uomo aveva capito che non era più certa delle sue scelte, che si sentiva in colpa nei confronti della sua famiglia, che era caduta per terra colpita dall’impotenza e dalla mancanza di fiducia di affrontare l’ignoto. Nel frattempo erano arrivati alcuni risultati delle analisi di Eleonora: tutti negativi, concordi con l’esame clinico, quello più importante, la Tac del rachide toracico e lombare non mostrava interessamenti neurologici.
Il vecchio con la barba continuò e le chiese: «Non c’è nessuno della sua famiglia?».
Lei si fece pensierosa e disse: «Mio padre è un uomo dagli scatti d’ira e dai cambiamenti di umore repentini, esige dagli altri ordine ma non da se stesso, mia madre è una brava donna che oltre alla casa si occupa di soccorrere i poveri, mia sorella è una irresponsabile, promette sapendo di non poter mantenere, la sua unica preoccupazione è quella di piacere. Loro non sanno che mi trovo in ospedale».
Il vecchio smise improvvisamente di parlare perché si senti nuovamente male e i dottori che intervennero immediatamente su di lui capirono che si trattava di una situazione clinica piuttosto grave, forse causata dal cuore. Per questo lo trasferirono in una stanza attrezzata di macchinari dove poteva essere sottoposto agli interventi terapeutici necessari. Avevo seguito la conversazione tra la giovane donna e il vecchio ed ero sempre più convinto che la situazione clinica fosse in relazione a un periodo della vita di Eleonora particolarmente difficile. Mi feci avanti e senza preamboli glielo chiesi. Lei mi confermò che aveva paura di affrontare i suoi genitori e soprattutto non riusciva a immaginare cosa sarebbe successo nel momento in cui avrebbe detto loro che voleva ritirarsi in convento e diventare suora.
«Suora?!» esclamai.
Lei rispose: «Il sogno mi ha illuminato, mi devo fermare. Non è la mia strada anche se sono annoiata dall’esistenza quotidiana e penso di aver capito perché altri rifuggono la comprensione di un mondo troppo complicato».
Eleonora fu ricoverata in un reparto di medicina. Dopo qualche mese la rividi per strada che camminava abbracciata a un uomo.
«Dottore, si ricorda di me?» Che situazione!
Mi venne in mente la favola di Amore e Psiche, eterna lotta tra razionalità e istinto, tra cuore e cervello. Pensai: “L’amore vince sempre”.
Eleonora salutandomi mi chiese di quel vecchio con la barba e gli occhi azzurri… Risposi: «Il poeta… se ne è andato con in suoi sogni».