Quanto impatto crea un matrimonio sull’ambiente? Certamente non è un evento neutro. Trasporti, cibo in quantità, oggettistica varia. La richiesta dei futuri sposi di avere eventi con una impostazione sostenibile è in crescita, la sensibilità negli ultimi anni è notevolmente aumentata. Ma certo non basta aver scelto le partecipazioni in carta riciclata, per dire che un matrimonio è sostenibile. Per farlo nel migliore dei modi possibili, serve qualche elemento in più e tra l’altro occorre essere disposti a spendere anche di più.
“Un matrimonio sostenibile costa in media un 25% in più di uno ‘standard’ – spiega Silvia Sottocasa, wedding planner che opera all’Isola d’Elba – è un vero e proprio lusso, e devo dire che chi decide di andare in questa direzione accetta di dover investire più denaro, consapevole che sta facendo qualcosa di buono per l’ambiente”. Sempre per restare alle partecipazioni, quelle in carta riciclata e biocompostabili ne sono un esempio. Una volta usate le puoi piantare nel terreno.
Sottocasa fa la wedding planner da oltre dieci anni e negli ultimi quattro si è focalizzata nell’organizzare eventi che producano il minor impatto possibile. Una esigenza nata un po’ dalle richieste ricevute e un po’ anche dall’inclinazione personale della professionista che vive all’Isola d’Elba da oltre venti anni, ne conosce la bellezza incontaminata e nel suo lavoro vuole lasciarla intatta il più possibile. Pur volendo accogliere le molte richieste, anche dall’estero, di coppie che desiderano per il loro giorno più importante una location fuori dal comune. “La prima volta che ho ragionato seriamente e mi sono posta il problema di come potevo fare a limitare i ‘danni’ di una cerimonia è stato nel 2018 – racconta Sottocasa– per una matrimonio sull’isola di Pianosa. Per i tavoli del banchetto abbiamo selezionato pancali vecchi, che andavano smaltiti, e che sono stati recuperati e restaurati da artigiani del posto. Il baldacchino all’aperto per la festa è stato costruito con testate di letto da buttare, anche queste recuperate. Niente lancio di riso o pasta, per non sporcare, ma delle semplici bacchette di legno con campanelli da far suonare, per salutare i neo sposi. Tutti gli invitati erano stati dotati di una pochette di liuta personale per ‘tenersi’ il loro bicchiere in vetro”.
Silvia Sottocasa
Non è finita qui, in quell’occasione. A tutti fu dato un regolamento per comportarsi in modo adeguato sull’Isola, per il corretto smaltimento dei rifiuti nei vari bidoni posizionati – con una grande attenzione alle cicche di sigaretta – e non mancò una attenta sorveglianza affinché i comportamenti fossero rispettosi del territorio. Quella prima volta per Silvia ha fatto da ‘driver’ per spingersi oltre fino a incrociare la strada dell’Associazione Italiana Wedding Planner, che nel 2021 avvia il percorso per arrivare a un protocollo per il ‘matrimonio sostenibile’, in base alle regole stabilite dalla norma ISO 20121, che disciplina l’organizzazione sostenibile degli eventi in generale e che è stata applicata per la prima volta in occasione delle Olimpiadi di Londra del 2012. La sostenibilità è declinata in tre dimensioni, ecologica, economica e sociale. Al primo punto c’è il ‘niente sprechi’, differenziare i rifiuti, per il cibo e le bevande far ricorso a aziende del territorio e ai prodotti locali – ecco la sostenibilità economica – quindi all’Elba sì al polpo nel piatto, no al caviale. Inoltre per l’evento occorre impiegare fornitori locali, ecco l’impatto sociale.
“L’idea è che il territorio non deve uscire devastato da un matrimonio – spiega la wedding planner – ma intatto e anzi arricchito. Il primo evento all’Elba celebrato nel rispetto del protocollo di sostenibilità è stato a giugno di quest’anno, con una coppia dalla Svizzera che ha scelto di sposarsi alla miniera di Calamita, a Capoliveri, uno scenario unico, recuperato al pubblico negli ultimi anni e molto caro agli elbani”. Tutto risolto? No, certamente. Restano molte difficoltà legate anche alle specificità dei luoghi. Se vuoi usare le eccedenze di cibo di un evento all’Elba per un progetto solidale è piuttosto complicato organizzare trasporti con un timing adeguato in modo che arrivino a destinazione magari sulla terraferma. Ma la sfida è aperta e tanti professionisti come Silvia sono pronti ad affrontarla. C’è anche un’altra battaglia. Il percorso per arrivare a fare cerimonie ad impatto zero, che prevedano cioè di poter ‘compensare’ la CO2 prodotta dall’evento. Anche in questo caso occorre avere disponibilità a spendere, per acquistare ‘crediti’ da investire in progetti che hanno l’obiettivo di migliorare le condizioni ambientali sul territorio.
“Mi è capitato di occuparmi anche di questo – racconta Silvia – la cifra che gli sposi hanno pagato è stata destinata a un progetto di riforestazione dell’appennino toscano. Adesso cerco progetti da sostenere nelle ‘mie’ isole dell’arcipelago toscano’. Ancora passi avanti da fare verso obiettivi sempre più ambiziosi nel mondo del wedding e un messaggio lanciato a chi mette in piedi progetti di tutela ambientale. Per un sostegno rivolgersi ai futuri sposi.