LAVORI PUBBLICI E PNRR, IL GOVERNO CORRE AI RIPARI

L’aumento del costo dei materiali stava rischiando di non permettere l’avvio di tanti cantieri. Il governo cerca di contenere i danni.

APPROFONDIMENTO
Alessio Ramaccioni
LAVORI PUBBLICI E PNRR, IL GOVERNO CORRE AI RIPARI

L’aumento del costo dei materiali stava rischiando di non permettere l’avvio di tanti cantieri. Il governo cerca di contenere i danni.

Caro materiali, aumento del prezzo dei carburanti, materie prime dal costo triplicato: la guerra in Ucraina, arrivata un po’ inattesa dopo la crisi innescata dalla pandemia, ha originato una tempesta perfetta che si è abbattuta sui mercati. Il settore dei lavori pubblici è stato (ed è) particolarmente sotto attacco, al punto da costringere alcuni imprenditori a preferire di stare fermi piuttosto che lavorare in perdita. Una situazione drammatica, al punto da mettere a rischio anche la realizzazione dei progetti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Una prospettiva inaccettabile, che non poteva essere ignorata dal governo: che infatti è intervenuto, complice anche la forte protesta degli imprenditori. Abbiamo diffusamente documentato, su questo giornale, l’iniziativa di un gruppo di imprese che hanno dato vita ad un movimento a livello nazionale, autodefinitosi dei “Costruttori”: un coordinamento spontaneo di imprese ed aziende del settore dei lavori pubblici che, dopo aver convocato una assemblea a Roma è riuscito a produrre una serie di richieste da presentare all’Esecutivo, partendo dalla necessità di salvaguardare la realizzazione dei cantieri già aperti, il PNRR appunto, e – molto importante – i livelli occupazionali che le stesse imprese garantiscono.

Tre miliardi (in più) per il 2022, uno e mezzo per le opere in corso

Il governo, sollecitato – probabilmente – anche dall’intervento di alcuni parlamentari che hanno recepito le richieste dei “Costruttori”, ha deciso di mettere in campo un intervento importante: tre miliardi di budget in aggiunta per il 2022, per far fronte ai rincari dei materiali da costruzione e dell’energia. Poco meno di un miliardo e mezzo del totale sarà destinato alla gestione degli aumenti relativi alle opere in corso o aggiudicate, mentre un’altra tranche di 1,5 miliardi servirà all’aggiornamento dei prezzari per le opere che saranno avviate successivamente al decreto legge sugli aiuti che è stato approvato dal Consiglio dei ministri. I fondi destinati invece alle opere in corso sono divisi in 700 milioni stanziati per le opere del Pnrr, per le opere del Fondo nazionale complementare al Pnrr e per le opere commissariate, ed in altri 770 milioni andranno a tutte le altre categorie di opere. In parte si farà fronte con un incremento di 500 milioni del Fondo compensazioni già previsto dai decreti legge precedenti.

Non solo il 2022: l’obiettivo è salvaguardare il PNRR

Lo stanziamento di tre miliardi non è l’unico previsto dal governo per fare fronte ai rischi di una situazione della quale, comunque, non è possibile immaginare gli sviluppi. Uno stanziamento di 1,5 miliardi è stati infatti previsto per altri quattro anni successivi al 2022, fino al 2026 dunque: un lasso di tempo che andrebbe a coprire la realizzazione delle opere previste nel PNRR, che verrebbe dunque messo in sicurezza. Un obiettivo che diventa primario, vista la situazione: la guerra in Ucraina e le decisioni assunte dai paesi UE per affrontare questa crisi in parte inattesa hanno messo in seria discussione la ripresa del Vecchio Continente immaginata in stretta correlazione con una transizione “green” ormai inevitabile. Il grido di allarme lanciato dai “Costruttori” è stato chiaro: se saltano le imprese, è a rischio l’economia del paese. A partire dal PNRR, ovviamente, ma non solo. Era necessario un intervento rapido e consistente, ed il decreto del governo indica che qualcosa si è mosso. Ma basterà? Anche perché alcuni elementi del complessivo intervento dello Stato sono a termine: ad esempio i prezzari, che devono essere rivisti in relazione alla situazione reale dei mercati entro il l 31 luglio 2022 dalle singole regioni o dai Provveditorati alle opere pubbliche del Mims in caso di omissione da parte delle stesse regioni. Si tratta di un aggiornamento dei prezzari da considerare straordinario, che cesserà di avere effetto a fine 2022 prevedendo prezzi che, comunque, potranno essere utilizzati solo fino al 31 marzo 2023.