Saranno la stenella striata, il tursiope e il grampo, tutti appartenenti alla famiglia degli odontoceti, le specie marine che in futuro prolifereranno maggiormente nelle acque del Mar Ionio settentrionale.
È questo ciò che hanno predetto le intelligenze artificiali utilizzate per la prima volta nel corso di uno studio condotto nelle acque del Golfo di Taranto dall’Istituto di sistemi e tecnologie industriali per il manifatturiero avanzato del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Stiima) di Bari, in collaborazione con Jonian Dolphin Conservation (Jdc), Fondazione centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), Dipartimento di bioscienze, biotecnologie e ambiente e Dipartimento di informatica dell’Università di Bari e Scuola di ingegneria dell’Università della Basilicata, per comprendere i mutamenti in atto nei fondali marini e studiare l’adattamento ad essi dei cetacei, in prevalenza delfini, che lo abitano.
Per produrre tali risultati, le intelligenze artificiali applicate dallo studio hanno elaborato le informazioni raccolte dai descrittori ambientali forniti dalla Fondazione Cmcc e ricavati mediante l’uso di tecniche di telerilevamento spaziale e di prodotti di modellistica numerica del Servizio europeo Marine Core Service, in grado di raccogliere una molteplicità di dati in relazione all’ambiente in cui i delfini vivono.
La ricerca, pubblicata su Scientific Reports, si è concentrata sui cetacei poiché essi sono tra le specie che maggiormente risentono dei mutamenti ambientali e climatici in atto: conoscere il loro stato di adattamento e conservazione consente di poter agire per tempo e approntare piani efficaci di gestione sostenibile dell’habitat marino intervenendo per la conservazione delle aree critiche per la fauna marina d’interesse comunitario.
Le intelligenze artificiali – spiega ancora lo studio dell’Università di Bari – hanno evidenziato che la concentrazione di nutrienti inorganici, quali i nitrati, il fitoplancton, temperatura e salinità, sono le variabili ambientali che più influenzano la distribuzione e l’abbondanza dei cetacei oggetto dello studio. Sono questi, infatti, i parametri ambientali dell’habitat marino direttamente collegati alla riproduzione delle specie e dunque alla pescosità dei nostri mari.
Un contributo importante nello studio condotto nei fondali nel Golfo di Taranto, è venuto anche dai dati di avvistamento raccolti seguendo un rigido protocollo scientifico nell’arco di un decennio – dal 2009 al 2022 – dall’Associazione Jonian Dolphin Conservation con la partecipazione, tramite le attività di Citizen Science, di cittadini, studenti e turisti. Gli esiti ottenuti con l’apporto delle intelligenze artificiali offrono adesso l’opportunità di intervenire in maniera analoga anche in altre aree geografiche e su altre specie, diverse dai cetacei, fornendo così elementi preziosi per intervenire sulle conseguenze dei mutamenti in atto nel pianeta e scongiurare possibili gravi ripercussioni sull’ecosistema marino, la catena alimentare e sull’economia.