“Buonasera dottore. Sauro, mio figlio, ha la febbre e tossisce da qualche giorno”. “Si è vaccinato?” chiese il dottore , “Si certo sta aspettando di fare la terza dose”, rispose il padre di Sauro. “ Ora i suoi amici sono tutti terrorizzati e hanno paura di essere positivi. Mia moglie è nervosa. Nessuno sa cosa fare o cosa si può fare ora, cosa dovremmo fare, ancora nessuno ci ha dato informazioni precise. uno dice di stare a casa e di ripetere tra una settimana il tampone, un altro ci dice di venire in ospedale. Io ho preferito venire in Pronto Soccorso perché la tosse di Sauro stava peggiorando e non mi convinceva”.
“ Ha fatto bene” disse il medico, “Ora vediamo come sta suo figlio e poi saprò essere più preciso. In effetti la tosse non va bene. A casa aveva anche un saturimetro? “ “No”. “Magari – disse il dottore – lo può acquistare in farmacia, le può essere utile in questo periodo”. “Mia moglie è distrutta, non esiste una donna più attenta alla salute dei suoi figli e anche Sauro è un ragazzo molto attento portava sempre anche la mascherina, eppure nonostante questo il virus lo ha colpito”. “Dobbiamo fare ancora il tampone per fare la diagnosi”, disse l’infermiera di triage .
Il medico accompagnò il padre fuori dalla stanza dove si trovava Sauro dicendo: “I parenti non possono stare con i pazienti dentro il pronto soccorso”. Quando raggiunse l’uscita il medico disse rivolto al padre del ragazzo: “Meno male che Sauro si è vaccinato anche se ha contratto il virus svilupperà i sintomi in maniera più leggera, più moderata”. “Proprio ieri è arrivato un ragazzo non vaccinato con una situazione respiratoria grave. Lo abbiamo dovuto inviare in rianimazione perché per respirare aveva bisogno di una macchina. Le sue condizioni erano disperate”, disse il medico al padre di Sauro.
“Dottore ma qual è il senso della vita a quanto pare non c’è disse il poveruomo. Perché la tragedia colpisce sempre le persone che meno se lo meritano?”. “Non le so rispondere”, disse il medico. “La tragedia colpisce un ragazzo che magari voleva vaccinarsi e non ha avuto il tempo di farlo. Una terribile malattia è nell’ aria e da un giorno all’altro una persona muore, disse il padre di Sauro. Mi ricordo mia nonna che mi raccontava delle vittime della pertosse prima che si trovasse un vaccino, e che una malattia molto temuta fosse la difterie . Lei fu una delle prime ad aver fatto il vaccino per il vaiolo e poi per la poliomielite”. Il dottore dopo averlo ascoltato attentamente si allontanò. Doveva ancora visitare Sauro, ma avrebbe voluto dire almeno una parola per alleviare anche se per un solo istante la sofferenza di un padre angosciato. Rivolto al padre disse solo: “Pensiamo a suo figlio”. Fece distendere Sauro su un lettino del pronto soccorso e comincio ad ascoltare i polmoni del ragazzo. Poi si rivolse all’infermiera che si trovava accanto a lui con voce bassa disse : “Penso che abbia una polmonite bilaterale e sto vedendo che la saturazione si sta abbassando. Faccio una radiografia del torace e vedrà che sarà necessario ricoveralo in malattie infettive sperando che ci sia posto vista la situazione ”.
“Mi accerto che ci sia un posto in stanza di isolamento”, disse l’infermiera. Quando il medico riferì al padre della situazione, non fece in tempo a concludere la frase perché lui scoppiò a piangere come piangono gli uomini che sono sempre stati convinti di poter tenere testa a ogni cosa. Lo raggiunse anche l’infermiera per consolarlo ma lui continuò a disperarsi. “Non sappiamo chi o cosa abbia portato questo virus e si discute ancora di come faccia ad entrare nel corpo, deve capire che anche molti di noi sono scossi da questo problema al quale non si stanno trovando soluzioni. Per tutti noi medici è doloroso restare a guardare il diffondersi di questa malattia senza poter far nulla per fermarla”. Nel frattempo era tornata la risposta del tampone orofaringeo di Sauro che era positivo. La radiografia dimostrò la presenza di una polmonite bilaterale. Il quadro clinico continuava a peggiorare “Ma Dio ce l’ha una coscienza? Dov’è la sua responsabilità? Oppure Lui non conosce limiti. Mi risponda dottore”, chiese il padre . Si sentiva una sirena in lontananza ormai si sentivano giorno e notte. Quelle erano sirene delle ambulanze che arrivavano con le vittime del Covid. Le portavamo in ospedale al pronto soccorso. Diversi ospedali cittadini erano ormai sprovvisti di posti in rianimazione. molti in attesa che arrivassero un nuovo carico di respiratori anche al pronto soccorso. L’epidemia peggiorava. E con lei la rassegnazione e la solitudine della gente.