LIVING PLANET REPORT 2022, LA NATURA CI STA ABBANDONANDO

I numeri del Living Planet Report 2022 del Wwf sono tragici: negli ultimi 50 anni la fauna selvatica è calata del 69%, stiamo distruggendo il nostro pianeta.

AMBIENTE
Francesca Danila Toscano
LIVING PLANET REPORT 2022, LA NATURA CI STA ABBANDONANDO

I numeri del Living Planet Report 2022 del Wwf sono tragici: negli ultimi 50 anni la fauna selvatica è calata del 69%, stiamo distruggendo il nostro pianeta.

Cifre agghiaccianti nel Living Planet Report (Lpr) 2022, il rapporto biennale sulla salute del pianeta, pubblicato dal Wwf International. La natura sta crollando a picco e il suo declino è legato a svariate minacce, sicuramente il cambiamento d’uso del suolo resta la più grande, con conseguente distruzione e frammentazione degli habitat naturali di molte specie vegetali e animali sulla terraferma, nelle acque dolci e nel mare.

Alla lista si aggiungono anche lo sfruttamento eccessivo di piante e animali, il cambiamento climatico, l’inquinamento e le specie aliene invasive, le minacce provenienti da agricoltura, caccia, bracconaggio e deforestazione. Inoltre, a meno che non limitiamo il riscaldamento globale a meno di 2°C, o preferibilmente 1,5°C, è possibile che il cambiamento climatico diventi la causa principale della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi nei prossimi decenni.

Non soltanto mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci rischiano di estinguersi, anche l’uomo è inserito nella black list.

Tutti gli esseri viventi che abitano insieme a noi il pianeta Terra sono in pericolo. Le popolazioni di fauna selvatica sono già diminuite in media del 69%.
Il report mette in luce proprio il doloroso quadro dello stato di salute della natura e invia un appello urgente ai governi, alle imprese e all’opinione pubblica, per far sì che venga subito avviata un’azione di trasformazione, che ribalti la drammatica perdita di biodiversità.

“Abbiamo bisogno di un mondo nature-positive entro il 2030 –afferma il direttore generale del Wwf, Marco Lambertini– che, in parole povere, significa più natura entro la fine di questo decennio rispetto ad ora. Più foreste naturali, più pesci negli oceani e nei sistemi fluviali, più impollinatori nei nostri terreni agricoli, più biodiversità in tutto il mondo. Un futuro positivo per la natura porterà innumerevoli benefici al benessere umano ed economico, compresa la nostra sicurezza climatica, alimentare e idrica”.

Il racconto dei numeri chiari

Il Wwf è estremamente preoccupato da questi nuovi dati che mostrano un calo devastante delle popolazioni di fauna selvatica, in particolare nelle regioni tropicali che accolgono alcune delle aree più ricche di biodiversità al mondo.

I dati del Lpi rivelano che tra il 1970 e il 2018 le popolazioni di fauna selvatica tenute sotto controllo in America Latina e nella regione dei Caraibi sono diminuite in media del 94%.
Negli ultimi 50 anni, a livello globale anche le specie d’acqua dolce monitorate hanno avuto una riduzione considerevole dell’83%.

Il tempo a nostra disposizione sta scadendo

Il direttore conservazione e politiche della Zsl (Zoological Society of London), Andrew Terry, ha sottolineato che: “Il Living Planet Index evidenzia come abbiamo distrutto le fondamenta stesse della vita e la situazione continua a peggiorare. Metà dell’economia globale e miliardi di persone dipendono direttamente dalla natura. Prevenire un’ulteriore perdita di biodiversità e ripristinare gli ecosistemi vitali deve essere in cima alle agende globali per affrontare la crescente crisi climatica, ambientale e di salute pubblica”.

Dal 7 al 19 dicembre, i leader mondiali si riuniranno a Montreal, in Canada, per la quindicesima Conferenza delle Parti della Convention on biological diversity, occasione unica per invertire la rotta virando verso il bene delle persone e del pianeta.

Luciano Di Tizio, presidente del Wwf Italia, conclude: “I dati del Living Planet Report sono l’ennesimo, drammatico allarme del pessimo stato di salute della biodiversità globale e confermano che il tempo a nostra disposizione per invertire la curva dell’emorragia di natura che contraddistingue la nostra epoca è ormai agli sgoccioli. Senza un cambiamento strutturale nelle nostre politiche, economie, abitudini quasi nessuno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu (SDGs) potrà essere raggiunto. Per invertire la perdita di natura e garantire un futuro più sicuro e sano per tutti è indispensabile dimezzare l’impronta globale di produzione e consumo entro il 2030. Abbiamo bisogno di trasformare radicalmente la nostra cultura e la nostra società”.