Un progetto innovativo per individuare i segnali dell’insorgenza del morbo di Parkinson a partire dai disturbi del sonno, conducendo lo studio su organoidi cerebrali, cioè modelli cellulari tridimensionali avanzati del cervello umano. Il progetto di ricerca, in partenza a marzo, si chiama NAP ed è coordinato dall’Università di Pisa. Il legame tra alterazioni del sonno e sviluppo del Parkinson è conosciuto, la vera novità del progetto consiste nell’utilizzo per la prima volta degli organoidi per condurre la ricerca, in modo da fare uno studio personalizzato del sonno e sviluppare un modello altrettanto personalizzato per una diagnosi precoce.
“Riuscire ad individuare per tempo il morbo di Parkinson, anche prima che inizino i tremori tipici, è fondamentale per controllare la malattia, gestirne l’evoluzione e garantire al paziente una miglior qualità della vita – spiega Chiara Magliaro, ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e il Centro di Ricerca ‘E. Piaggio’ e responsabile del progetto- Con la tecnologia che intendiamo sviluppare grazie al progetto NAP, sarà possibile farlo in maniera personalizzata”.

La diagnosi precoce e personalizzata, che è l’obiettivo del progetto, è resa ancora più importante dall’attuale mancanza di una cura efficace contro il Parkinson. Ad oggi, infatti, il paziente si rende conto di avere questo morbo solo all’insorgere dei primi tremori quando, però, circa il 90% dei suoi neuroni è ormai già compromesso.
L’organoide sarà generato a partire da cellule umane di soggetti sani e che hanno già sviluppato la malattia; queste cellule sono indotte a riprodurre le caratteristiche salienti dei neuroni e hanno al loro interno sia delle informazioni sullo stile di vita che sul corredo genetico della persona. L’organoide verrà poi sottoposto a cicli di sonno veglia, simulando disturbi del sonno, in modo da identificare le alterazioni delle cellule che sono la ‘spia’ dell’insorgenza della malattia.
“A differenza delle classiche tecniche di diagnosi – prosegue Magliaro – quella che stiamo approntando non è invasiva e permetterà di individuare il morbo di Parkinson attraverso screening precoci e di capire la predisposizione o meno di un soggetto a questa malattia che, come altre di tipo neurodegenerativo, ha un’incidenza crescente in una società come la nostra, che invecchia sempre di più”.
Il progetto ha la durata di tre anni e mezzo, coinvolge competenze interdisciplinari e altri due centri di ricerca – l’Università di Friburgo (Germania) e l’Università di Amsterdam (Olanda) – ed è finanziato con tre milioni di euro dal programma per la ricerca e l’innovazione dell’Unione Europea “Horizon Europe” – di cui 800.000 destinati all’Ateneo pisano.