Con la missione 4 istruzione e ricerca componente 2 “dalla ricerca all’ impresa”, il Ministero dell’ Università e della Ricerca al quale è in capo la misura, intende dare un nuovo impulso all’ innovazione nel nostro paese. Per farlo sono state coinvolte la quasi totalità delle università pubbliche e private, istituzioni di alta formazione in campo artistico e musicale oltre a numerosi enti di pubblici e privati. I bandi oggetto della missione hanno visto una decisa accelerata, dato che sono stati aperti nel dicembre 2021, chiusi il 15 febbraio 2022, le risorse sono state ripartite e le strutture sono pronte a partire. Con i finanziamenti saranno creati 5 centri di ricerca, 11 ecosistemi dell’innovazione e 49 strutture di ricerca tecnologica e di innovazione.
Come ha avuto modo di ricordare la Ministra per la Ricerca e l’ Innovazione Maria Cristina Messa in occasione del forum PA 2022 con la componente dalla ricerca al business «finanziare e rafforzare la ricerca italiana in vari settori che abbiano anche un impatto immediato sull’ industria, sul lavoro e sull’ occupazione» «i centri di ricerca, gli ecosistemi dell’ innovazione e le strutture di ricerca hanno come filo conduttore quello di aver messo insieme la ricerca accademica classica con quella degli enti di ricerca e dell’ industria per dare una svolta di innovazione alle grandi problematiche, per esempio alla posizione dell’ Italia nella mobilità sostenibile, creando quella filiera in grado di competere con il resto del mondo perché lavora insieme, fa massa critica e non fa differenza tra ricerca pubblica e privata».
Finanziamenti per centri di ricerca in fondamentali settori delle scienze della vita
Dei 4,3 miliardi di euro totali, 1,6 miliardi hanno finanziato cinque centri di ricerca, vale a dire aggregazioni di università, enti di ricerca o altri enti pubblici dedicati alla ricerca negli ambiti della tecnologia che svilupperanno progetti altamente caratterizzanti per lo sviluppo in chiave moderna e sostenibile della società. Ad essere interessati settori importanti delle scienze della vita che spaziano dal calcolo e l’analisi dei dati ad alte prestazioni, alla ricerca in agricoltura e biodiversità, alla mobilità sostenibile, fino allo sviluppo di farmaci con tecnologia a RNA e terapia genica.
A livello di singole strutture, a beneficiare dei fondi il National Center for HPC, big data and quantum computing, con sede a Casalecchio di Reno nell’ area metropolitana di Bologna, proposto dall’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare; National Research Center for Agricultural Technologies dell’ Università Federico II° di Napoli; Centro per la Mobilità Sostenibile del Politecnico di Milano; National Biodiversity Future Center del CNR; National Center for the Gene Therapy and Drugs Based on Rna dell’ Università di Padova.
Tra i requisiti per l’accesso ai fondi il rispetto delle quote rosa, infatti dovrà essere non inferiore al 40% la rappresentanza femminile, oltre ad una quota parte del finanziamento, compreso tra il 40 e il 45 % che dovrà essere destinata al sud.
Prende il nome di Agritech, il Centro Nazionale per le tecnologie dell’ agricoltura e dell’ agrifood nato su proposta dell’ Università Federico II di Napoli, che vede coinvolti 51 tra università ed enti di ricerca, tra i quali ENI, Intesa San Paolo, Nestlè, Telespazio, Bonifiche ferraresi solo per citarne alcune ed è destinatario di oltre 320 milioni di euro Il centro si pone come una eccellenza nella ricerca in ambito alimentare e agricolo, oltre a rappresentare un esempio nello sviluppo di tecnologie innovative e sostenibili che possano garantire alle colture l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Le linee guida che il centro intende seguire sono: resilienza, quindi sostenibilità e adattamento ai cambiamenti climatici; basso impatto, riduzione degli sprechi e dell’impatto ambientale; circolarità; recupero, sviluppo di aree marginali; tracciabilità, promozione della sicurezza, tracciabilità e tipicità delle filiere agroalimentari.
L’Hub nazionale coordinato dalla stessa Università partenopea avrà sede nella ex manifattura tabacchi nella zona est di Napoli mentre nove centri di ricerca saranno distribuiti lungo la penisola, coordinatori dei quali sono individuati nel CNR e nelle università di Milano, Padova, Bologna, Siena, Tuscia, Bari, Napoli Federico II. Come indicato da Danilo Ercolini Direttore del dipartimento di agraria dell’ ateneo campano e curatore scientifico del progetto, in occasione della presentazione del centro avvenuta lo scorso 22 giugno, «Sarà creata una Agritech Academy che formerà più di 100 giovani tecnici che potranno assistere le aziende nell’adozione delle tecnologie abilitanti nei loro processi produttivi con enorme potenziale efficacia sull’aumento della produttività e sulla riduzione degli sprechi e dell’impatto ambientale delle produzioni agricole». Ambizione della nuova creatura è quello di combinare le principali competenze in ambito scientifico per una migliore competitività e sostenibilità del settore agroalimentare.
Alla biodiversità è dedicato il National Biodiversity Future Center, di cui è capofila il CNR di Palermo con sede presso l’università degli studi, anch’esso finanziato da oltre 320 milioni di euro che si sostanzia come una rete di quasi 50 partner e il coinvolgimento di oltre 1300 ricercatori. Finalità del centro è mettere a sistema la ricerca scientifica per monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità negli ecosistemi marini, terrestri e urbani, fare della biodiversità uno snodo fondamentale per lo sviluppo sostenibile.
Grazie alla nuova creature sarà possibile fornire strumenti per contrastare l’erosione della biodiversità, quantificarne i servizi ecosistemici, formare ricercatori che abbiano competenze nel settore, fare diventare l’Italia un punto di riferimento per lo studio e la conservazione della diversità biologica, creare una consapevolezza nella società civile. Di tutt’altro tenore il Centro Nazionale per simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni che ha nell’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare l’ente capofila. Il centro è destinatario di una dotazione finanziaria di poco inferiore ai 320 milioni di euro, e coinvolge 52 soggetti, tra i quali ENEA, INGV, Istituto Nazionale di Astrofisica, Terna, Intesa San Paolo, Leonardo, ecc. Scopo della struttura la promozione dell’innovazione e il potenziamento delle infrastrutture dell’ High Performance Computing e dei big data e il Quantum Computing ma anche lo sviluppo di metodi e applicazioni numeriche avanzate, software per l’integrazione del calcolo, la simulazione e la raccolta di dati.
La sostenibilità rappresenta uno degli snodi intorno al quale ruota l’architettura del piano, per questo motivo uno dei centri è dedicato alla mobilità sostenibile che ha nel Politecnico di Milano l’ente capofila. Il progetto si sostanzia con dotazione finanziaria di 394 milioni dei quali poco meno di 320 a valere sul PNRR, la partecipazione di 49 soggetti, e il coinvolgimento di 696 ricercatori degli enti partner e 574 neo assunti. Gli assi lungo i quali si intende imperniare le attività del centro sono: mobilità aerea, veicoli stradali sostenibile, trasporto per vie d’ acqua, trasporto ferroviario, veicoli leggeri e mobilità attiva. A dirigere le attività il politecnico di Milano che coordinerà 14 snodi sparsi per il paese. Centro che sarà green e digitale attraverso lo sviluppo di mobilità elettrica e ad idrogeno, sistemi per la riduzione degli incidenti, soluzioni per trasporto pubblico e logistica.
È l’Università di Padova il soggetto promotore del centro di Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologie a RNA e il finanziamento ammonta a 320 milioni di euro e intende far diventare Padova centro di riferimento nazionale per lo sviluppo di soluzioni terapeutiche e cure in ambito sanitario, in particolare terapie geniche per lo sviluppo di farmaci selettivi tramite tecnologie a RNA. Il centro si prefigge la creazione e il rinnovamento di infrastrutture e laboratori di ricerca e focalizza la propria attività su ambiti ad alta innovazione, come la terapia genica applicata alla cura del cancro o malattie ereditarie e le tecnologie basate sul RNA.
Ecosistemi dell’innovazione, per agevolare la collaborazione tra sistema produttivo e istituzioni territoriali
Oltre ai centri di ricerca, la misura finanzia con 1,6 miliardi Ecosistemi dell’ innovazione. Si tratta di reti di università, enti pubblici di ricerca, enti pubblici territoriali e altri soggetti pubblici e privati che intervengono su aree di specializzazione tecnologica coerenti con le vocazioni industriali e di ricerca del territorio di riferimento, promuovendo e rafforzando la collaborazione tra il sistema della ricerca, il sistema produttivo e le istituzioni territoriali. Ecosistemi che dovrebbero agevolare il trasferimento tecnologico e accelerare la trasformazione digitale dei processi produttivi delle imprese, grazie al finanziamento di attività di ricerca applicata e di formazione, valorizzazione dei risultati della ricerca, il supporto e la nascita di spin off e start up. I progetti rientrano nei vari ambiti previsti dal Piano Nazionale della Ricerca e sono oggetto di finanziamenti compresi tra i 100 e 120 milioni di euro ciascuno.
Gli ecosistemi si inseriscono in questi ambiti :
- “Digitale, industria e aerospazio”
- “innovazione, digitalizzazione ed economia diffusa nel centro Italia” che vede 24 soggetti partecipanti per un finanziamento di 116 milioni di euro, e l’ università degli studi dell’ Aquila quale ente capofila. L’ ecosistema finanzia progetti sviluppati dalle istituzioni universitarie di Abruzzo, Molise, Marche ed Umbria che rientrano nell’ area “digitale, industria e aerospazio” del piano nazionale delle ricerche.
- Inest, Interconnected Nordest Innovation, capofila l’ Università di Padova, e 24 soggetti partecipanti
- Nodes, Nord Ovest Digitale e Sostenibile, capofila Università di Torino, 13 partecipanti
- Raise, Robotics and AI for Socio Economic Empowermet, capofila Università degli Studi di Genova, 15 partecipanti
- Samothrace, Sicilian Micronanotech Research and Innovation Center, capofila Università degli Studi di Catania, 17 partecipanti
- Roma Tecnopolo, capofila Università La Sapienza, 14 partecipanti
- “Clima, energia a mobilità sostenibile”
- TECH4YOU – Technologies for climate change adaptation and quality of life improvement che ha come soggetto proponente l’Università della Calabria, 18 partecipanti
- Ecosistema per la Transizione Sostenibile in Emilia Romagna, ambito “ clima, energia e mobilità sostenibile”, con l’ Università di Bologna capofila, 13 partecipanti
- Musa, Multilayered Urban Sustainibility Action, capofila l’ Università di Milano Bicocca e 24 soggetti partecipanti
- “Scienze della vita”
- The, Tuscany Health, capofila Università di Firenze, 22 soggetti partecipanti
- Cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, società dell’inclusione” e tra questi :
- E Ins, Innovazione per la Next Generation Sardinia, capofila Università degli studi di Sassari, 18 partecipanti.
Creazione di servizi e strutture adeguate a supporto della ricerca
Naturalmente questi progetti non potrebbero vedere un reale e concreto sviluppo senza servizi e strutture adeguate. Per questo motivo 1,580 miliardi sono destinati ad infrastrutture di ricerca, vale dire strumenti scientifici, collezioni, archivi, informazioni scientifiche, in formato cartaceo o digitale, altro materiale informatico, laboratori, e qualsiasi altro mezzo che permetta lo svolgimento delle attività Più in dettaglio le risorse saranno così ripartite : 400 milioni destinati a infrastrutture del settore scienze fisiche ed ingegneria, 200 milioni ciascuno per ambiente, salute e cibo, 100 milioni per innovazione socio culturale, 90 ciascuno per “Data, computing e infrastrutture di ricerca digitali” e “Energia”.