I primati, è risaputo, amano stare molto tempo sugli alberi, è il loro stile di vita. Ma ancora oggi è così? Lo sarà per sempre? In realtà si stanno verificando dei mutamenti. Per colpa del cambiamento climatico, infatti, le scimmie abbandonano gli alberi e preferiscono scendere a terra, esponendosi però a fattori di rischio come la mancanza di cibo, i predatori, la presenza dell’uomo e degli animali domestici.
Questo è quello che ha scoperto un team internazionale di ricercatori che su Pnas ha raccontato i risultati di un duro lavoro, più di 150 mila ore di osservazione di scimmie e lemuri in giro per il mondo.
Lo studio è stato coordinato da Timothy Eppley, ricercatore presso il San Diego Zoo Wildlife Alliance (SDZWA), e ha visto la straordinaria collaborazione a livello mondiale di 118 co-autori provenienti da ben 124 istituti diversi, fra cui Luca Santini dell’Università Sapienza di Roma che ha co-ideato e supervisionato la ricerca.
L’idea di partenza
Sono stati esaminati i comportamenti di 47 specie di scimmie e lemuri provenienti da 68 siti fra Madagascar e Americhe. L’intento era comprendere se le modifiche dei loro comportamenti fossero dovute a fattori ecologici, alle caratteristiche proprie delle specie o alle influenze antropiche.
“L’interesse iniziale era capire perché primati, che sono animali sostanzialmente arboricoli, quando si osservano poi sul campo passano diverso tempo per terra e perché alcune popolazioni lo fanno mentre magari altre della stessa specie no”, afferma Santini.
Si è visto come le specie che consumano poca frutta e vivono in grandi gruppi sociali sono più predisposte a scendere a terra e lasciare lo stile di vita arboricolo. Potremmo definirlo quasi un “pre-adattamento” a quella che potrebbe essere la vita futura di questi animali, con temperature sempre più alte, maggior degradazione delle foreste e di conseguenza, un habitat frammentato, disturbato dall’uomo che concede scarse risorse alimentari.
“I nostri risultati suggeriscono che la presenza umana, spesso una minaccia per la conservazione dei primati, possa interferire con la loro naturale adattabilità al cambiamento globale”, asserisce Luca Santini.
Situazioni di passaggio da uno stile di vita arboricolo a quello di vita terreste si sono già verificate in precedenza, ma le preoccupazioni che hanno spinto gli studiosi ad avviare uno studio di questa portata nascono nella rapidità con cui si susseguono cambiamenti climatici e interventi dell’uomo.
La vita a terra
Nel complesso, queste scimmie e questi lemuri passano poco tempo a terra, mediamente circa il 2,5% del loro tempo al mese, alcuni meno, altri di più, come ad esempio i lemuri.
“Da una parte alcune specie mostrano un buon grado di flessibilità ai cambiamenti, modificando il proprio modo di vivere e la propria ecologia, basti pensare agli animali che scendono dagli alberi per trovare nuove fonti di cibo quando le foreste si degradano. Alcune specie particolarmente adattabili sono i cebi del Sudamerica e i lemuri del bambù. Ma dall’altra alcuni non sono in grado di adattarsi, o per ragioni anatomiche o ecologiche, per cui i cambiamenti climatici, per esempio, potrebbero essere un ostacolo alla loro sopravvivenza. Questo sottolinea, ancora una volta, il bisogno di interventi mirati, soprattutto per combattere la degradazione delle foreste”, sostiene il Dott. Santini.