SOS CALDO: IL VERDE CHE NON INGIALLISCE

Alla scoperta dei vegetali che per natura sopportano le alte temperature e delle tecniche genetiche per migliorare la loro capacità di resistere al caldo.

APPROFONDIMENTO
Pamela Preschern
SOS CALDO: IL VERDE CHE NON INGIALLISCE

Alla scoperta dei vegetali che per natura sopportano le alte temperature e delle tecniche genetiche per migliorare la loro capacità di resistere al caldo.

Con interi paesi e città sfiorati da temperature estreme che sfiorano, e in alcuni casi anche superano, i 40°C sopravvivere alla calura e alla siccità è una sfida non da poco, non solo per gli animali ma anche per i vegetali. Le ondate di calore, sempre più frequenti e violente, sono una minaccia per alberi e piante: i giardini ingialliscono, alcuni fiori appassiscono e altri spariscono.

In condizioni di caldo estremo ed estati sempre più torride è bene conoscere le specie vegetali con questi compatibili e quelle che invece non lo sono. Per chi ha il “pollice verde” o semplicemente ama rinverdire casa, terrazzi, balconi e giardini con arbusti e piante, le occasioni non mancano. Basta scegliere quelli giusti, lasciandosi guidare dagli esperti. Tra questi si ricorda la UK’s Royal Horticultural Society (Società reale di orticoltura del Regno Unito) che offre ottimi consigli di giardinaggio e un’utile guida alle specie verdi che ben si adattano al calore estivo.

Una guida al verde estivo

Nelle torride estati occorre tralasciare le variopinte e delicate rose e i papaveri dal rosso acceso, ma non per questo occorre rinunciare ad altre varietà.
Per abbellire gli spazi interni si può puntare sulle note piante grasse, come il cactus e l’aloe, che nelle loro foglie spesse immagazzinano l’acqua e richiedono poche cure. Oppure su altre specie amanti del caldo e del sole come il geranio e la schefflera (nota anche come “pianta a ombrello”) che tuttavia richiede di essere innaffiata almeno una volta alla settimana. Così come sul croton il cui fogliame multicolore si ravviva con la luce solare e necessita di un terreno umido ma non bagnato.

Tra le piante da giardino che resistono meglio alla siccità si consigliano quelle originarie delle zone mediterranee della California, del Cile e del Sud Africa che sopportano bene anche il clima rigido invernale, come ricorda un esperto dei giardini botanici reali (Royal Botanic Gardens, KEW). Si tratta delle canne, delle dalie e delle salvie che sopportano temperature elevate attorno ai 30 °C ma possono anche resistere a temperature bassissime fino a-40 °C.
Quanto agli alberi e agli arbusti che ben si adattano sia al caldo che al freddo resistendo fino a una temperatura di oltre -10 °C vanno ricordati la cosiddetta palma di San Pietro (Chamaerops humilis), tipica della macchia mediterranea e la malvarosa (Hibiscus syriacus), un arbusto amante del sole che si colora a fine estate e in autunno.

Tra le piante e i fiori da aiuola estivi sono raccomandati il pelargonio (o geranio africano) il girasole, il cosmos, l’allium che hanno bisogno di terreno drenante e amano il pieno sole.
Resistenti alla siccità e bisognosi di poca acqua sono generalmente quelle con foglie argentate o grigio-verdi che aiutano a riflettere la luce solare o un rivestimento di peli sottili che intrappola l’umidità. Tra le specie prevalenti di questa categoria ci sono gli agrifogli marini (specie Eryngium), l’elleboro e la giapponese aralia (fatsia japonica), la lavanda e il rosmarino che grazie alle loro foglie strette, riducono la loro perdita d’acqua attraverso la traspirazione.

Consigli da “pollice verde”

Il periodo migliore per piantare all’aperto le specie resistenti al calore è l’autunno, quando il terreno è ancora caldo, annaffiando bene le varietà appena seminati.

Tra le raccomandazioni ce ne sono alcune generali. Quando la temperatura è particolarmente elevata non è necessario innaffiare né tagliare regolarmente il prato per garantirne la sopravvivenza: l’erba, soprattutto se alta, sopporta bene il caldo e può attendere fino alla pioggia successiva che la rinverdirà e ravviverà.
Le piante seccate dal sole e dal calore messe in piccoli vasi vanno immerse in secchi d’acqua per qualche ora e una volta assorbita questa, messe all’ombra ad asciugare; quelle piantate in vasi più grandi vanno annaffiate a lungo e poi anch’esse lasciate ad asciugare all’ombra.
Per quanto riguarda gli alberi o arbusti giovani (con meno di due anni) sono particolarmente vulnerabile poiché le loro radici sono meno salde per cui richiedono una costante irrigazione.

I geni a servizio dei vegetali

Di recente un team di ricercatori delle università statunitensi e cinesi ha scoperto come aiutare le piante a resistere al cambiamento climatico, in particolare al caldo estremo. Questa scoperta potrebbe avere risvolti ben più importanti di quanto si pensi ed essere vitale per proteggere le scorte di cibo durante le ondate di caldo e quindi evitare una crisi alimentare.
Le ondate di caldo infatti possono essere mortali per le colture agricole, causando la distruzione di interi raccolti. Quando sono colpite da temperature elevate e dalla siccità, le difese delle piante sono indebolite e diventano vulnerabili agli attacchi di insetti e agenti patogeni responsabili di malattie.
Ciò minaccia l’approvvigionamento alimentare umano, ad esempio i raccolti di riso e mais ma anche la produzione di mangimi per il bestiame e di biocarburanti per le automobili.

I ricercatori hanno studiato in particolare il crescione, una pianta appartenente alla famiglia della senape comunemente usata nei test di laboratorio scientifici, approfondendo il funzionamento di un ormone: l’acido salicilico. Quando è minacciata da malattie e parassiti, la pianta rafforza il sistema immunitario aumentando i livelli dell’ormone fino a sette volte. A temperature particolarmente elevate, tuttavia, ciò non si verifica: la pianta non riesce a elevare i livelli di acido salicilico e pertanto resta indifesa di fronte a agenti patogeni o insetti.

Ed ecco che il team internazionale ha identificato un modo per prevenire il calo della produzione dell’ormone e rafforzare l’immunità delle piante. Lo ha fatto studiando i geni della pianta a temperature variabili, trovando che molti dei geni che si “spengono” alle alte temperature erano controllati da un “gene maestro” chiamato CBP60g. Con l’eccessivo calore il CBP60g smette di funzionare e impedisce la produzione della proteina che consente alla pianta di generare più acido salicilico. Attraverso l’attivazione del gene CBP60g in modo permanente, hanno creato una pianta di crescione “transgenica” che riesce mantenere il suo sistema immunitario e bloccare gli attacchi anche a temperature elevate.

La sfida ora è trasferire questa resilienza al calore del crescione alle colture alimentari comuni.
Gli scienziati stanno attualmente testando il sistema di mutazione CBP60g sulla colza, con risultati al momento incoraggianti. Oltre a questa allo stesso modo del crescione, si comportano anche pomodoro e riso su cui saranno prossimamente condotti alcuni esperimenti.

Se la mutazione genetica dovesse funzionare anche per questi e per altre specie ciò potrebbe significare la possibilità di mantenere un buon rendimento delle colture anche a temperature elevate e quindi prevenire le crisi alimentari nei periodi di caldo estremo e siccità.

Non vi è alcun segnale in base al quale ipotizzare possibili effetti dannosi della mutazione genetica, come la modifica del sapore del cibo prodotto o, peggio, un rischio per la salute dei consumatori.
Spazio allora alla scienza, alle ricerche per migliorare la conoscenza dei nostri amici vegetali di cui sappiamo ancora così poco nonostante rappresentino le specie viventi più numerose. Come ricorda il botanico Stefano Mancuso coautore di “Verde Brillante“, dedicato alla scoperta del mondo vegetale.