SUPERARE IL GENDER GAP GRAZIE AL PNRR

Il Piano può essere lo strumento per fare dei decisivi passi in avanti e dare spazio alle donne nella realizzazione dei progetti. L’associazione Donne 4.0 sta facendo il monitoraggio perché l’occasione non vada persa.

APPROFONDIMENTO
Susanna Bagnoli
SUPERARE IL GENDER GAP GRAZIE AL PNRR

Il Piano può essere lo strumento per fare dei decisivi passi in avanti e dare spazio alle donne nella realizzazione dei progetti. L’associazione Donne 4.0 sta facendo il monitoraggio perché l’occasione non vada persa.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non è solo il motore per il rilancio del post pandemia ma deve essere anche e soprattutto lo strumento concreto per far recuperare al Paese posizioni rispetto al livello dell’occupazione femminile e della presenza delle donne in posizioni strategiche. Un dato per tutti ci fa riflettere sullo stato dell’arte e su quanto lavoro occorra ancora fare : il tasso di occupazione femminile in Italia è intorno al 50% con un divario di 12 punti rispetto a quello europeo che è del 62%. In Italia, inoltre, la percentuale di donne nei livelli esecutivi è solo del 17%.

Il World Economic Forum classifica l’Italia solo al 63esimo posto su 153 paesi nella classifica del gender gap. È più che urgente che le risorse del PNRR vengano indirizzate a colmare questi divari e l’Associazione Donne 4.0diretta da Darya Majidi e attiva sul fronte delle azioni per superare il gender gap grazie alle tecnologie digitali, si muove già da alcuni mesi per monitorare l’avanzamento dei piani presenti nel Recovery Plan, monitorando gli indicatori che possono avere un impatto sul divario di genere e facendo da sprono alle istituzioni per migliorare là dove c’è bisogno di un cambiamento.

“Per prima cosa abbiamo letto il PNRR e lo abbiamo ‘incrociato’ con gli obiettivi contenuti nel manifesto dell’Associazione, che sono individuati per promuovere l’avanzamento della presenza femminile nelle imprese e nei ruoli di rilievo in istituzioni e aziende e che vogliono promuovere una maggiore consapevolezza nelle donne e dare loro strumenti digitali e risorse per farle avanzare – spiega Majidi – Abbiamo cercato di capire, per ogni missione del piano, quali misure previste possono avere un impatto sul tema del gender gap e quali invece sono neutrali al genere e quindi rischiano di vedere come protagonisti nei ruoli decisionali ed esecutivi solo gli uomini”.

I risultati di questa ‘lettura’ sono stati presentati in un evento a Roma lo scorso 8 marzo, a cui hanno preso parte Assuntela Messina, senatrice e sottosegretaria al Ministero dell’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Elena Bonetti, Ministra Pari Opportunità e Famiglia, Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria Ministero Economia e Finanze, oltre a studiose di atenei e rappresentanti di associazioni e fondazioni.

Sono 12 i punti del manifesto di Donne 4.0, si va dall’accessibilità alla rete, al ruolo delle donne nei servizi tecnologici nella progettazione delle smart cities, alla diffusione di competenze digitali fin dai primi anni di scuola, al consolidamento del background tecnologico per un incremento delle competenze professionali. Senza dimenticare la battaglia per avere posizioni apicali in azienda e nelle istituzioni e il sostegno all’imprenditoria femminile e alle startup. Le missioni del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza sono sei. Dall’analisi incrociata tra i due ‘sistemi’ viene fuori un quadro a luci e ombre.

“Ci siamo chieste innanzitutto qual è l’impatto sulle donne delle prime 51 azioni fatte dal governo nel 2021, nell’attuazione del PNRR – spiega la presidente – abbiamo visto che alcune stanno avendo un impatto diretto, altre indiretto, mentre la stragrande maggioranza risulta neutra al genere. E qui occorre intervenire sicuramente per cambiare le cose, continuando il nostro monitoraggio”. Andando più nello specifico, le luci riguardano l’attuazione del fondo per le startup femminili e giovanili, comprese quelle già esistenti. C’è poi un decreto che arriverà a breve per inserire la prassi di genere nei bandi; altre azioni positive in arrivo sono l’obbligatorietà del 40% di ricercatrici donne nei bandi di ricerca e una forma di premialità per le aziende fornitrici di servizi, che partecipano ai progetti del PNRR, che abbiano donne nel loro organico”.

Poi ci sono le ombre. “Non c’è traccia di investimenti nella formazione delle donne e le misure sull’internazionalizzazione sono neutre, non danno attenzione alla presenza delle donne”, specifica Majidi. Ecco allora che c’è ancora molto lavoro da fare, senza arrendersi né abbassando la guardia. Tra qualche mese l’associazione prevede di fare un nuovo punto della situazione, dopo che il Governo avrà fatto le sue valutazioni sull’avanzamento del Recovery Plan, tornando alla carica sui punti che restano ancora deboli”.

“Nel frattempo possiamo fare molto per tenere aperto il dibattito ma anche per andare oltre le parole – spiega infine la Presidente –  Una parte del lavoro deve riguardare anche gli uomini, molti di loro pensano che la donna in Italia abbia raggiunto la parità. Ma poi fai vedere loro i dati, come quello sull’occupazione e cambiano idea”.

L’associazione Donne 4.0 offre molte opportunità di formazione rivolte alle donne e fa un monitoraggio dei bandi molto attento, rivolto alle imprenditrici che cercano un reskilling ma anche alle casalinghe che vogliono entrare nel mondo digitale. Tante iniziative sono nel sito dell’Associazione e sono da seguire anche le storie e le testimonianze del loro canale youtube.
Nessuna deve restare indietro e l’opportunità del PNRR non può andare sprecata.