UN LABORATORIO GALLEGGIANTE PER I MARI DEL MONDO

È il Floating Lab Shibumi, una barca laboratorio scientifico per tutti, ma sono i bambini a gestirlo e a raccontare come funziona. Sostenibilità e tecnologia le parole d’ordine in navigazione.

AMBIENTE
Sara Stefanini
UN LABORATORIO GALLEGGIANTE PER I MARI DEL MONDO

È il Floating Lab Shibumi, una barca laboratorio scientifico per tutti, ma sono i bambini a gestirlo e a raccontare come funziona. Sostenibilità e tecnologia le parole d’ordine in navigazione.

Una barca come laboratorio dove convergono progetti sul tema della sostenibilità e della tecnologia. L’idea è nata alla famiglia Barberis: Stefano un fisico, Sara una creativa, poi ci sono Iago, Nina, Timo i loro tre figli (rispettivamente 12, 9 e 4 anni) e Pepper un labrador da salvataggio. Da un anno sono in viaggio su Shibumi, una barca a vela di 56 piedi degli anni ’80. “Volevamo che le nostre avventure in mare non si limitassero a quelle estive: sognavamo un giorno di avere la possibilità di mollare gli ormeggi verso una vita differente, lavorando, viaggiando e vivendo in modo sostenibile. Questo, dopo tanti sacrifici e rallentamenti causati dalla pandemia, è accaduto un anno fa. Non volevamo che questa esperienza fosse solo un bel viaggio: volevamo darle un valore aggiunto per la nostra famiglia, i nostri figli e gli amici che ci seguono da terra. Così ci siamo orientati verso le cose che sappiamo fare e abbiamo allestito a bordo un laboratorio scientifico galleggiante”. Ci raccontano così la loro scelta-avventura che nel tempo è diventata anche un’associazione, la Floating Lab.

In che cosa consiste il laboratorio? Attraverso la divulgazione e non solo parliamo a tutto tondo di quello che ritroviamo nella nostra nuova dimensione di vita  sostenibile ed ecologica. Ma soprattutto del legame fortissimo che abbiamo sviluppato la natura che ci circonda e le sue leggi. Con un approccio scientifico, partendo dall’energia per il fabbisogno energetico della barca e del suo equipaggio, si analizza come reperirla, quanta se ne consuma e come utilizzarla consapevolmente senza rinunciare al comfort di bordo. Tramite interventi ed esperienze da remoto, portano nelle scuole la loro esperienza, sensibilizzando bambini, ragazzi e non solo a una vita sostenibile, ma avvicinandoli anche al concetto di kilowattora, quanto ci vuole per produrlo e quanto per consumarlo, e anche a molto altro.

Su Shibumi è stato allestito un vero e proprio laboratorio scientifico dove si fanno valutazioni e bilanci energetici tra produzione e consumi dalle fonti rinnovabili presenti a bordo: pannelli FV, generatore eolico ed in futuro idrodinamico. Durante la navigazione vengono inoltre svolte misure e analisi sull’energia generata a bordo, partendo da fonti rinnovabili, come sole e vento. Parallelamente, vengono ananlizzati i consumi energetici di una famiglia di 5 persone e non di velisti estremi, tra cucina, igiene e svago, introducendo così concetti come impronta energetica e sostenibilità.

Ora in collaborazione con l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), di cui hanno il patrocinio, hanno prodotto una webserie di 10 episodi intitolata “Fisica tra le onde” , in onda anche su RAI GULP e che sarà presente al Festival della Scienza. I protagonisti della serie, così come di questa avventura sono i loro figli, che dialogano con i loro coetanei di fisica, cercando di avvicinarli a questo universo scientifico in maniera naturale e semplice, attraverso l’esperienza diretta.

La prima serie ha avuto come tema l’Energia, la prossima racconterà i raggi cosmici. The Floating lab inoltre sta ospitando a bordo uno speciale rilevatore di raggi cosmici, sempre dell’INFN, che ha lo scopo, oltre la ricerca scientifica, anche di fare una tappa all’osservatorio de “El Roque de los Muchachos” (La Palma, Canarie) dove la famiglia Barberis incontrerà i ricercatori di astrofisica degli esperimenti di MAGIC e CTA.

Mentre con il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e precisamente con il gruppo EXTREME dell’Istituto di Fisiologia Clinica, che studia i processi di adattamento fisiologico nelle condizioni estreme, a fine mese partirà uno studio fatto sugli adulti. Una correlazione tra condizioni ambientali e condizione fisio/psicologica legata a una situazione di vita come la loro, non certo ordinaria. E sempre grazie al CNR e Istituto di Bioeconomia a bordo viene utilizzato un apparecchio per rilevare l’inquinamento luminoso: con l’aiuto di un biologo marino studiano lo stato del mare e cercano di capire come poterlo salvaguardare. Ma non si fermano qui e nei prossimi mesi partiranno nuovi progetti, che riguarderanno soprattutto plastiche e microplastiche.

Al momento sono a Lanzarote. Le loro tappe future, salvo imprevisti, saranno: Capo Verde, poi gli Alisei che li spingeranno dall’altra parte dell’Atlantico, e arrivati “di là” decideranno cosa fare del loro futuro.