UN VIAGGIO NEI MEANDRI DEL PNRR PER RILANCIARE L’ITALIA

Sei missioni da affrontare, sei articoli per raccontare ai nostri lettori il Pnrr. Cercheremo, con l’aiuto degli esperti, di spiegare come il Piano sia lo strumento per condurre il nostro Paese fuori da una crisi che va ben oltre la pandemia.

APPROFONDIMENTO
Phacelia Editore
UN VIAGGIO NEI MEANDRI DEL PNRR PER RILANCIARE L’ITALIA

Sei missioni da affrontare, sei articoli per raccontare ai nostri lettori il Pnrr. Cercheremo, con l’aiuto degli esperti, di spiegare come il Piano sia lo strumento per condurre il nostro Paese fuori da una crisi che va ben oltre la pandemia.

La nostra testata, ispirata ai principi di sostenibilità, concordati tra gli Stati firmatari dell’Agenda ONU 2030, ritiene sia un dovere lavorare sull’approfondimento di quei temi che riguardano la vita comune del nostro Paese. Ed è con questo intento, che abbiamo deciso di dedicare una particolare attenzione a quelli che sono delineati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), anche per renderli più facili da comprendere a voi che ci leggete. Così, racconteremo le diverse aree d’intervento in cui si concentra il Piano e che sono state condivise dall’Unione Europea. Lo faremo attraverso delle interviste o con le riflessioni di esperti del mondo accademico, di politici ed economisti, mettendo a disposizione dei nostri lettori esperienze, pareri, ipotesi sugli effetti di quanto è stato previsto dai programmi europei. Ma, soprattutto, cercheremo di dare voce e risposte alle vostre domande.

È innegabile che il COVID abbia reso molto più complessa la gestione della situazione economica italiana, già di per sé grave ancor prima della pandemia. Una situazione dovuta a molteplici fattori che partono dalla politica, attraversano la mancanza di riforme strutturali e arrivano alla carenza di investimenti, soprattutto pubblici, capaci di garantire la crescita. Tuttavia, oggi la risposta dell’UE alla crisi pandemica e anche del nostro Paese, è il Next Generation EU (NGEU): un programma di portata e ambizione inedite, che prevede investimenti e riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale. E questo, per l’Italia, rappresenta un’imperdibile opportunità di sviluppo, investimenti e riforme. Il nostro Paese ha urgente bisogno di modernizzare la Pubblica Amministrazione, rafforzare il suo sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze. E, quindi, il NGEU può essere l’occasione per riprendere un percorso di crescita economica, sostenibile e duraturo, per rimuovere gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni.

Il programma NGEU comprende due strumenti di sostegno per la ripresa agli Stati membri: il REACT-EU, concepito in un’ottica di più breve termine (2021-2022) per dare supporto nella fase iniziale di rilancio dell’economia e il RRF (Recovery and Resilience Facility), che invece ha una durata di sei anni ( 2021-2026) ed è concepito per la strategia di sviluppo. La sua dimensione totale è pari a 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 miliardi sono sovvenzioni e 360 miliardi prestiti a tassi agevolati.

L’Italia è la prima beneficiaria di questo fondo, con finanziamenti per 196 miliardi di euro di cui, 68,9 miliardi di sovvenzioni sono a fondo perduto. L’insieme di questi fondi dovrà essere investito per aree politiche chiave, come la transizione verde, la trasformazione digitale, la preparazione a crisi future e politiche per i giovani. Il nostro Paese ha articolato il suo Pnrr, che è già stato approvato dall’Ue, in piena coerenza con i pilastri del NGEU e ha fissato le sue sei Missioni:

  1. digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo;
  2. rivoluzione verde e transizione ecologica;
  3. infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  4. istruzione e ricerca;
  5. inclusione e coesione;
  6. salute.

Il 40% circa delle risorse territorializzabili del Piano, sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale. Il Piano è fortemente orientato all’inclusione di genere e al sostegno all’istruzione, alla formazione e all’occupazione dei giovani. Inoltre, contribuisce a tutti i sette progetti di punta della Strategia annuale sulla crescita sostenibile dell’UE (European flagship). Gli impatti ambientali indiretti sono stati valutati e la loro entità minimizzata, in linea col principio del “non arrecare danni significativi” all’ambiente (“do no significant harm” – DNSH) che ispira tutto il NGEU.

Il nostro Pnrr comprende, inoltre, un ambizioso progetto di riforme che il Governo intende attuare attraverso quattro fondamentali riforme di contesto riguardanti: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza.
Ma è stato anche predisposto uno schema di governance del Piano che prevede una struttura di coordinamento centrale presso il Ministero dell’Economia. Questa struttura supervisiona l’attuazione del Piano ed è responsabile dell’invio delle richieste di pagamento alla Commissione europea, invio che è subordinato al raggiungimento degli obiettivi previsti. Accanto a questa struttura di coordinamento, agiscono strutture di valutazione e di controllo. Le amministrazioni sono invece responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme e inviano i loro rendiconti alla struttura di coordinamento centrale.

Il Governo costituirà anche delle task force locali, per aiutare le amministrazioni territoriali a migliorare la loro capacità di investimento e a semplificare le procedure. E stima che gli investimenti previsti nel Piano avranno un impatto significativo sulle principali variabili macroeconomiche. Nel 2026, l’anno di conclusione del Piano, il prodotto interno lordo si stima sia di 3,6 punti percentuali più alto rispetto all’andamento tendenziale. Mentre per l’ultimo triennio (2024-2026) si prevede che l’occupazione sarà più alta di 3,2 punti percentuali. Gli investimenti previsti nel Piano porteranno inoltre a miglioramenti marcati negli indicatori che misurano i divari regionali, l’occupazione femminile e l’occupazione giovanile. È chiaro che il Pnrr è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese e che il Governo intende aggiornare con strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile, ambiente e clima, idrogeno, automotive, filiera della salute.

A questo punto, non resta che vedere se le lentezze e i dibattiti politici che hanno caratterizzato l’ultimo decennio e hanno bloccato l’Italia, ben più della pandemia, verranno accantonate lasciando il posto a sinergie condivise, così da remare tutti dalla stessa parte per riportare l’Italia a livelli di crescita almeno vicini a quelli del miracolo economico. Noi cercheremo di fare la nostra parte raccontandovi, nel dettaglio, le sei missioni previste dal Pnrr e, per darvi una piccola anteprima del nostro punto di vista, peraltro parte integrante del Piano, vi anticipiamo che la transizione ecologica, come indicato dall’Agenda 2030 dell’ONU e dai nuovi obiettivi europei per il 2030, è alla base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo. Intervenire per ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare il dissesto del territorio, minimizzare l’impatto delle attività produttive sull’ambiente è fondamentale per migliorare la qualità della vita e la sicurezza ambientale, oltre che per lasciare un Paese più verde e un’economia più sostenibile alle generazioni future. Perché anche la transizione ecologica, può costituire un importante fattore per accrescere la competitività del nostro sistema produttivo, per incentivare l’avvio di attività imprenditoriali nuove e ad alto valore aggiunto e per favorire la creazione di occupazione stabile.